Lo Sport sano metafore di VitaTutti gli sport sono un insegnamento di vita o perlomeno dovrebbero esserlo. In realtà alcuni sport sono fondati sulla slealtà, sulla finzione e lo scarso rispetto, come ad esempio il calcio italiano, che purtroppo è anche lo sport più praticato dai bambini. Ho giocato a calcio e tuttora lo seguo, anche se senza particolari eccessi e fanatismi, pertanto so bene di cosa sto parlando.
Soprattutto in Italia, ogni momento è buono per cercare di ingannare l’arbitro, per prendere quel rigore inesistente o una punizione grazie alle innate capacità recitative che hanno i giocatori. Raramente si vedono gesti di rispetto e onestà, e a volte chi li attua sembra quasi che se ne vergogni. Insomma, un piccolo spaccato della nostra cultura e della nostra società. Ahimè!
Per non parlare di quei genitori che alle partite dei loro figli (tutti piccoli Messi) si agitano e insultano l’arbitro, l’avversario, i rispettivi genitori e il “deficiente” di allenatore quando non fa giocare il loro figlio. Che tristezza!

Tuttavia ci sono degli sport, i cosiddetti sport minori, che invece sono fortemente educativi e, per fortuna, meno inquinati dai genitori dello stampo di cui parlavo prima. Uno sport di questi è il Hwa Rang Do, un’arte marziale coreana che ho conosciuto soltanto dopo che mio figlio Edoardo ha iniziato a praticarla.
Senza dubbio la differenza la fanno anche le persone, gli istruttori ed i maestri, e io per questo mi sento fortunato ad aver trovato un maestro come Pietro Picconi, ma ci sono alcune discipline sportive che sono veramente fondate su sani principi e valori. Una di queste è appunto il Hwa Rang Do.

Durante la scorsa primavera mio figlio all’età di soli 9 anni, grazie a questo sport, ha avuto l’opportunità di acquisire alcuni importanti insegnamenti, e io che assistevo ho fatto un bel ripasso.

Primo insegnamento: la resilienza

Dopo la mattinata trascorsa a scuola, un pranzo veloce Edoardo si è recato di corsa in palestra per un evento di due giorni di respiro europeo. Sette ore di duro allenamento con una sola breve pausa di 15 minuti che avrebbe messo a dura prova anche l’adulto più allenato.
Infatti la resilienza non è solo una questione fisica, ma soprattutto mentale e se manca questa difficilmente il fisico riesce a sostituirla. La Vita, lo sappiamo, a volte ci mette difronte a delle difficoltà dove sarebbe più facile mollare che continuare a perseverare, ecco che la resilienza e la tenacia diventano utili per proseguire il cammino verso i nostri obiettivi.

Secondo insegnamento: essere pronti

Il secondo insegnamento è essere pronti: in quei due giorni non era previsto alcun esame e, invece, dopo ore e ore di allenamento quando la fatica stava prendendo il sopravvento e il desiderio di tornare a casa cresceva, ecco che il gran maestro annuncia l’esame per il passaggio di cintura che non ti aspetti e ti mette a dura prova.
Negli occhi di mio figlio ho visto un insieme di emozioni che passavano dalla sorpresa per arrivare allo sconforto, ma in qualche modo si è detto pronto e ha affrontato gli esami.
Quante volte nella vita ci troviamo ad affrontare all’improvviso delle sfide? E quante volte abbiamo fatto marcia indietro perché non ci sentivamo pronti?
Essere pronti significa buttare il cuore al di là dell’ostacolo, non lasciarsi guidare dalla paura, ma avere il coraggio di provare. Dire: perché no? anziché: no perché…
Questo atteggiamento non può far altro che renderci orgogliosi di noi stessi, a prescindere dall’esito finale.

Il terzo insegnamento: credere

Dopo due prove di esame fallite, oltre alla stanchezza e alla tensione era sopraggiunta anche la sensazione della sconfitta e dello sconforto. Le lacrime scendevano. Io, che mi trovavo distante da mio figlio e non potevo dirgli niente, ricevo la notizia che Edoardo lamentava un forte mal di testa. La tensione unita alla stanchezza si faceva sentire, così mi stavo già domandando come avrei potuto aiutarlo a gestire il fallimento. Conoscendolo temevo che dopo questa dura esperienza avrebbe deciso di mollare.
Ma qualcosa deve essere accaduto dentro di lui. Perché dopo esser stato seduto in un angolo ad attendere nuovamente il suo turno, quando si alza per andare a fare l’ultimo tentativo la sua espressione è cambiata. Era evidente che la concentrazione era tornata e anche la voglia di dare il massimo seppur con le ultime forze.
Esame superato!
Sono rimasto di stucco, non avrei mai immaginato quello che avevo appena visto con i miei occhi. Ce l’ha fatta!
Credere in se stessi e nelle proprie potenzialità a prescindere dai risultati ottenuti finora è la base per arrivare a toccare il cielo con un dito e dirsi: ce l’ho fatta!

Quarto insegnamento: la gioia

Appena superato l’esame Edoardo è corso verso di me, io lo stavo applaudendo e lui mi è saltato addosso per un abbraccio intenso di amore e di soddisfazione. Scendevano ancora le lacrime, ma queste erano lacrime di gioia e per avercela fatta.
Per ogni conquista ottenuta, per ogni risultato raggiunto si deve gioire e festeggiare e possibilmente con qualcuno che amiamo. Quelle emozioni saranno le fondamenta e i propulsori per affrontare nuove sfide e nuovi esami.

Il quinto insegnamento: la consapevolezza

Sono sicuro che, grazie a questa esperienza, Edoardo abbia capito di aver compiuto qualcosa di importante per lui e la sua crescita. E se lo ha fatto una volta, non ci sono motivi per non farlo ancora, ogni volta che sarà necessario.
Nella Vita è necessario sviluppare la consapevolezza che non si deve avere paura di affrontare le sfide, accettare le sconfitte significa imparare da esse per farsi trovare in futuro pronti più che mai per un altro passo verso i nostri obiettivi.

Il sesto insegnamento: la solidarietà

L’ultimo insegnamento è la solidarietà: rientrato a casa stremato ma soddisfatto, sono rimasto sorpreso dal fatto che l’ultimo pensiero di mio figlio e le ultime lacrime della giornata prima di addormentarsi siano state per il suo amico che invece non ce l’aveva fatta. Era felice per se stesso ma dispiaciuto per l’amico.
Nella Vita correre e lottare per raggiungere i propri obiettivi è lecito e necessario, ma è altrettanto importante non dimenticarsi dell’altro: l’amico, il collega o lo sconosciuto che invece non ce l’ha fatta. Un giorno potremmo essere noi gli sconfitti.

WOW, ho vissuto una serata indimenticabile, una lezione pazzesca che mai mi sarei immaginato di ricevere da mio figlio e da questo sport.
Bravo Edoardo, sono fiero e orgoglioso di te, e grazie Pietro per gli insegnamenti che trasferisci a questi ragazzi.
Lo sport, quello vero e non quello urlato, è sinonimo di grandi Valori della Vita.

Nessuna risposta.

Rispondi

Menu